Andrea Lorusso Scritto da  Set 16, 2015

Siviglia sfida i Paesi Bassi

Al contrario dei Paesi Bassi e della Danimarca, che di solito sono presi a esempio quando si parla di ciclismo di massa, la Spagna è ancora lontana dall’essere un paradiso per le due ruote. Gli spostamenti in bicicletta a Siviglia sono stati per molti anni irrisori e le strade spesso imbottigliate, dato che l’abitudine della siesta fa sì che le ore di punta siano ben quattro al giorno. Un piccolo gruppo di attivisti della bici ha cercato invano, per anni, di promuovere un cambiamento.

La separazione, protezione delle bici dal traffico a motore attraverso strumenti quali marciapiedi rialzati o barriere, è un punto fermo per gli attivisti, che sostengono che ciò renda l’uso della bicicletta accessibile alle persone di tutte le età, poiché permette di procedere alla propria andatura senza problemi, anche se la separazione spinge necessariamente a sottrarre spazio ad altri gruppi, solitamente gli automobilisti. Sembra paradossale, ma a Siviglia il successo del progetto è stato aiutato proprio perché pochissimi pensavano che sarebbe potuto diventare realtà.

Terminati i lavori e rimosse le recinzioni, i ciclisti sono arrivati in massa. A differenza delle criticatissime “superstrade ciclabili” di Londra, dove i ciclisti sono protetti solo dalla vernice blu, i ciclisti di Siviglia hanno a disposizione un marciapiede e delle barriere. Il risultato effettivo non è una circolazione di biciclette ai livelli dei Paesi Bassi o della Danimarca, ma è comunque impressionante. Il numero medio di biciclette usate quotidianamente in città è salito da poco più di seimila a più di settantamila.

Andare in bicicletta non è più una sfida o uno sport ma, come accade nei Paesi Bassi, un’attività quotidiana. Gli effetti si fanno sentire anche nella vitale industria turistica di Siviglia. Su Tripadvisor, le classifiche delle attrazioni e delle attività cittadine raccomandate dai viaggiatori sono piene d’itinerari ciclistici.

Siviglia si trova ora a un altro bivio metaforico. Deve decidere se, e come, il suo progetto ciclabile può essere ampliato attraverso politiche che non solo promuovano l’uso della bicicletta ma rendano anche meno comodo l’uso dell’automobile, una decisione politicamente difficile in un paese dove le quattro ruote la fanno ancora da padrone.

Intanto, tutte le città dell’Andalusia con più di centomila abitanti si sono impegnate a costruire corsie protette.

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Andrea Lorusso

Praticare la cyclette, è come fare surf in una Jacuzzi. Questo il suo motto preferito. Appassionato di Granfondo e Randonné

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