Sulle strade della Città Eterna: in giro per la capitale dopo la fine del lockdown Sulle strade della Città Eterna: in giro per la capitale dopo la fine del lockdown
Antongiulio Comandi Scritto da  Mag 20, 2020

Sulle strade della Città Eterna: in giro per la capitale dopo la fine del lockdown In evidenza

In giro per la capitale dopo la fine del lockdown tra monumenti antichi e ciclabili dimenticate: riceviamo e pubblichiamo con molto piacere il racconto per parole ed immagini di Enrico Fioraso, in una Roma insolita e indimenticabile.

 

Roma

Il lockdown è finito ed è iniziata la fase due. È il primo giorno in cui si può tornare a pedalare. Dopo mesi di lockdown forzato, in Italia e nel resto del mondo, si può finalmente uscire per praticare sport all’aria aperta (da soli sia ben chiaro) nei confini della propria regione. Eravamo in tanti ad aspettare questo momento, sportivi e non, ed io non volevo lasciarmi sfuggire l’occasione di assaporare le ultime ore di pace di una Roma senza auto. Alle cinque di mattina la sveglia suona che fuori è ancora notte. Pian piano esco dal letto e mi dirigo in salotto dove il solito rituale comincia alla luce fioca della lampada. Infilo bib, calze sportive, maglietta tecnica e giacca anti-vento. Controllo batteria e traccia sul dispositivo GPS, riempio le borracce e da lontano sbircio il bimbo che si muove nel lettino. Mi deve aver sentito mentre sorseggiavo il mio caffè. La bici invece è già pronta da giorni, oliata e pulita, come per le grandi occasioni. In punta di piedi lascio la casa ancora dormiente, chiudo la porta ed infilo le scarpe da bici. Speriamo di non aver svegliato nessuno. Alle cinque e mezza accendo la frontale e salto in sella. La temperatura sembra buona ed in lontananza si scorgono le prime luci dell’alba. Esco dal quartiere provando un misto di felicità e trepidazione mentre una leggera brezza mi accompagna nelle prime pedalate.

Roma

Percorro via della Magliana e sulla destra intravedo in lontananza il quartiere dell’EUR ed i Castelli Romani ancora assopiti. Dopo qualche chilometro le gambe iniziano a girare mentre mi affaccio sul Tevere silenzioso e scuro. In giro non c’è praticamente nessuno, qualche camioncino della nettezza urbana e pochi taxi. Sfreccio su via Ostiense liberata dal traffico, accelero alla vista del semaforo verde e saluto la Piramide Cestia, uno dei siti più incredibili e meglio conservati della Roma antica. Svolta a destra veloce ed inizio a sobbalzare sui sampietrini di viale Aventino mentre la notte comincia a far posto al giorno. Ancora qualche pedalata e arrivo di fronte al Colosseo salutando i militari che fanno la guardia di fronte ad uno dei simboli di Roma. Sono incollati ai loro cellulari e nemmeno si accorgono di me. Parcheggio la bici di fronte allo stadio che ha visto gladiatori ed animali dare spettacolo per diversi secoli ai suoi concittadini. Ci siamo solo io ed un paio di pattuglie della Municipale. Mi godo questo momento di pace e pian piano pedalo attorno a questa magnifica struttura di duemila anni fa. Quando imbocco via dei Fori Imperiali il sole è ormai spuntato e i resti della Roma antica ai lati della strada si accendono di un colore dorato. Sembra quasi siano vivi. Il marmo pulsa sotto i raggi del sole appena sveglio, manda schegge di luce dorate sui palazzi e monumenti tutt’attorno e mentre pedalo tra millenni di storia mi stampo un bel sorriso in faccia. È come un viaggio a ritroso nel tempo su di una navicella bianca a due ruote che corre alla velocità giusta per ammirare questo splendore. E per di più a propulsione umana e rispettosa dell’ambiente.

Roma

Mi fermo per una foto veloce davanti l’Altare della Patria e incrocio lo sguardo incuriosito dei militari che stanno immobili a fare il piantone. Scendo lungo via del Corso passando in pochi metri dalla Roma antica a quella moderna. Sfreccio vicino a Montecitorio e Palazzo Chigi, teatro dei decreti tanto discussi delle ultime settimane, e mi infilo nei vicoletti dove ritrovo un altro dei monumenti simbolo della Capitale: la Fontana di Trevi.

Roma

Non credo ai miei occhi, oltre a me c’è solo una macchina della polizia locale. Dopo aver visto per giorni le immagini ai telegiornali delle città svuotate dal lockdown ora lo sto vivendo in prima persona. E che figata. Approfitto del momento per scattare qualche bella foto, sposto la bici, cambio punto di vista, scatto altre foto e nel mentre assorbo la luce del giorno che oramai ha inondato la città di vibrazioni positive. È tempo di ripartire prima che la città si svegli. Sono quasi le sette e mi dirigo verso Piazza Navona. Mi perdo in qualche stradina, scopro angoli sconosciuti mentre cerco di ingrandire la mappa del navigatore. Entro in una Piazza Navona metà illuminata e metà in ombra. Una luce gialla sbatte contro i palazzi mentre una bandiera italiana sventola perentoria.

Roma

Un flusso di pensieri mi avvolge mentre pedalo attorno alla piazza. Penso a quanto sia bravo l’essere umano a mettersi in gabbia da solo. Queste esperienze sensoriali, a portata di tutti, dovrebbero essere il nostro pane quotidiano. E invece fatichiamo ad avere nuovi occhi per vedere quello che ci sta davanti al naso. Dovremmo imparare a conoscere l’alba, guardare il tramonto e convivere col buio quando possibile. Uscire dalla nostra zona di comfort che ci blocca tra quattro mura e sfruttare le bellezze che il nostro Paese ha da offrirci, in ogni regione dello stivale. E non serve mica andare lontano. Se questo lockdown ci ha insegnato qualcosa è che l’avventura ci aspetta appena si mette piede fuori dalla porta di casa e considerando quanto ci è mancata in questi mesi la libertà di movimento ora non ci sono più scuse, veramente.

Roma

Inizio a vedere un po’ di gente per le strade del centro. Il mio sorriso si scontra con gli sguardi impauriti ed un po’ assonati di lavoratori che stanno raggiungendo i luoghi di lavoro e mentre mi godo via dei Condotti e piazza di Spagna in solitaria mi rendo conto di quanto fortunato sia a poter fare un lavoro che mi piace e che includa una delle mie grandi passioni, la bicicletta. Attraverso l’immensa piazza del Popolo e mi dirigo verso il Vaticano. Il tour di Roma non può mancare un altro dei simboli di questa città eterna: piazza San Pietro. Attraverso un cordone di polizia e militari che pattugliano l’ingresso al Vaticano e mi affaccio sulla piazza vuota che ricorda le recenti foto del Papa mentre benediceva Urbi et Orbi. Sembra passato un sacco di tempo da quei giorni bui ma per fortuna oggi il sole risplende su Roma e l’Italia intera e la speranza è che il momento peggiore sia passato.

Roma

Finito il giro del centro storico imbocco la ciclabile del Parco Lineare Monte Ciocci, esco su via Trionfale verso Grottarossa e mi godo questa strada così solitamente trafficata che ora è un’autostrada per me e la mia bicicletta. Mi meraviglio di quanto sia piacevole pedalare senza macchine parcheggiate in seconda corsia o pazzi in scooter che tentano di superare nei punti più improbabili. In questa zona a nord del centro si salvano ancora degli angoli di campagna tipica. Coltivazioni di grano e qualche ulivo splendono sotto un sole estivo ma garbato con papaveri e fiori di ogni colore ad aggiungere varietà cromatiche a questa tavolozza primaverile. Sullo sfondo i monti della Sabina ed il cielo blu rendono la pedalata un esercizio quasi meditativo che fa dimenticare velocemente il trambusto delle auto che avidamente si riappropriano di una città che aveva ripreso a respirare.

Roma

Dopo aver aggirato il quartiere di Labaro alle porte di Roma raggiungo l’inizio della ciclabile Tiberina, forse il progetto più ambizioso e meglio riuscito di via ciclabile della Capitale che per più di trenta chilometri si snoda lungo la riva del Tevere, dal nord di Roma fino al quadrante sud-ovest che porta verso Fiumicino e poi il mare. Azzanno uno snack dalla borsa e mi lascio trasportare lungo questi chilometri di ciclabile tranquilla e ben tenuta. Lontano dalle macchine il corpo si rilassa e la mente è libera di correre veloce al mio fianco. Alcuni greggi di pecore salutano il mio passaggio ed incontro una bella varietà di ciclisti, dal professionista che corre come una freccia alla famiglia che occupa tutta la ciclabile. Non è proprio vero che a Roma mancano i ciclisti. Semmai, mancano delle strade sicure e infrastrutture che agevolino l’utilizzo della bicicletta.

Roma

Prima di pranzo raggiungo casa, abbraccio la mia compagna e stringo forte il mio bimbo di un anno. La bici mi mette di buon umore. E questa città mi regala grandi emozioni ogni volta che ne percorro le sue strade. E non importa che alle volte siano dissestate, piene di traffico o buche e che i romani siano considerati dei guidatori poco civili. Come si dice in gergo: “Roma non è stata costruita in un solo giorno”. C’è da lavorare ancora molto, e tutti insieme dobbiamo spingere per rendere le sue strade più sicure e incentivare l’uso della bicicletta come viene discusso ormai quotidianamente online e sulle tv nazionali. Ma non esiste altro posto al mondo dove l’uscita in bici diventa un’esperienza quasi mistica, un viaggio nel tempo tra strade e monumenti antichi, parchi ed aree verdi dalla natura selvaggia e una campagna rigogliosa alle porte della città. Tutto nel giro di qualche chilometro da casa.

Quindi ora che la fase di lockdown è stata allentata e possiamo girare liberamente armatevi di pazienza, un po’ di buona volontà e una buona bici, perché l’importante è uscire fuori e andare alla scoperta di questo luogo unico al mondo che ha posto le basi della nostra cultura europea e non solo.

Buone pedalate a tutti!

Antongiulio Comandi

L'ultimo arrivato nella famiglia di bicimagazine.it. Grande appassionato di fotografia e di sport, ci da una mano ad arricchire i

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