È questa, in sintesi, la lettura del ddl Salvini da parte delle Associazioni della Piattaforma #Città30subito che riunisce Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Asvis, Kyoto Club, Salvaiciclisti, Fondazione Michele Scarponi, AMODO, Clean Cities Campaign e che nei mesi scorsi ha promosso una proposta di legge, sul modello di un provvedimento analogo già adottato in Spagna, per promuovere la sicurezza stradale nelle città moderando la velocità e rigenerando lo spazio pubblico.
La richiesta a Governo e Parlamento, se davvero si vogliono salvare vite umane, è quella di istituire il limite dei 30 km/h nei centri urbani, per città più a misura di persona e di ritirare le modifiche sulla mobilità sostenibile.
Secondo le associazioni della Piattaforma #Città30subito la proposta di legge del ministro Salvini non aumenterà la sicurezza stradale, soprattutto nelle città, dove avvengono oltre il 70% di tutti i sinistri stradali. Per tutelare efficacemente la sicurezza delle persone, a partire dalle categorie più vulnerabili come pedoni e ciclisti, occorre ridurre per legge la velocità massima sulle strade urbane. In caso contrario risulterà irraggiungibile lo stesso obiettivo che il decreto legge si pone: diminuire sensibilmente le vittime, con l’auspicio di avvicinarsi il più possibile a zero vittime sulla strada entro il 2050 ("Vision Zero").
Inoltre, ricordano i rappresentanti delle associazioni “è scientificamente provato che per migliorare con risultati certi la sicurezza stradale è necessario impegnarsi concretamente sull’incentivazione della mobilità attiva e sostenibile, come accade in Europa ormai da un decennio. La proposta di legge presentata dal Ministro Salvini va invece nella direzione opposta, rendendo più difficile l’utilizzo di mezzi di trasporto leggeri come i monopattini, senza intaccare in modo significativo le reali cause dell’incidentalità e depotenzia strumenti introdotti nel 2020 come le corsie ciclabili limitandone incomprensibilmente l’uso".
Intervenire in modo repressivo sugli utenti della micromobilità - con il pretesto di voler mettere ordine nella regolamentazione di questi nuovi utenti della strada - non incide sull’attuale strage stradale e rischia di allontanare le persone da scelte di mobilità sostenibile, indispensabili per fermare l’aumento delle morti su strada in ambito urbano, nelle quali l’Italia detiene il triste primato in Europa.